Un pò di noi!

COME SOPRAVVIVERE AL COVID (CON QUALCHE SORPRESA)
Che cosa è successo in questi mesi nelle nostre comunità mamma/bambino? Abbiamo intervistato una coordinatrice: ecco le sue risposte.
Anche voi, come tutti, siete stati colti di sorpresa da questa tempesta. Come avete reagito?
Non abbiamo avuto molto tempo per pensare e programmare: il giorno prima, la normalità (la scuola per i bambini, il lavoro esterno delle mamme, gli incontri con giudici, psicologi, assistenti sociali ecc.) e, il giorno dopo, tutti presenti, tutti chiusi in casa, tutti preoccupati, tutti in attesa di risposte (che non avevamo già pronte per l’uso).
E allora?
Rimboccarsi le maniche! Dovevamo agire su due fronti: quello concreto della programmazione della giornata e quello educativo e formativo, per dare significato anche a questi tempi eccezionali e dilatati.
Incominciamo dalla programmazione. Che cosa vi siete inventati?
Abbiamo dato fondo a tutta la nostra fantasia e creatività (che, grazie al cielo, non ci manca). E quindi: giochi per i bambini, incontri con le mamme, corsi e attività di tutti i generi e tipi (attività fisica, giardinaggio, laboratori creativi, giochi di squadra, corso di cucina ecc.). Un grande successo ha riscosso, grazie a una nostra educatrice, il corso di pasticceria: siamo ingrassati tutti!
In questo primo periodo di lockdown, la Comunità è stata percepita come un’“Isola felice”, un posto in cui potersi sentire accolti, sostenuti e protetti, a discapito di ciò che si stava vivendo al di fuori. Ricordo una delle nostre ospiti che per la prima volta abbiamo visto correre ed effettuare un percorso ad ostacoli insieme alla figlia. In quel momento i suoi occhi avevano una luce diversa, come se per un attimo avesse scacciato via tutte le sue fatiche e preoccupazioni.
E per quanto riguarda il Progetto Educativo?
Qui abbiamo trovato, da un lato, maggiori difficoltà e dall’altro, un po’ a sorpresa, un aiuto insperato e prezioso dalle nostre mamme. Non è stato facile perseguire i nostri obiettivi educativi senza poter disporre degli ausili e delle strutture esterne che supportano il nostro lavoro. Bisognava anzitutto promuovere un clima di fiducia e di speranza: queste difficoltà non dovevano porre fine a quel cammino di crescita che avevamo intrapreso, ma potevano forse addirittura incoraggiarlo. E così è stato. Ci ha commosso la collaborazione delle mamme, la loro solidarietà, l’aiuto concreto che ci hanno offerto occupandosi dei bambini. Insomma: paradossalmente il covid ci ha fatto scoprire risorse inaspettate, non solo nelle mamme ma anche in noi stessi che, come mai prima, siamo stati percepiti come “traino” e “punto di riferimento” all’ interno del gruppo degli ospiti.
La partecipazione attiva delle mamme in giochi, canti, coreografie e attività varie, ha messo in luce il loro lato ludico-creativo e delle qualità spesso celate come: generosità, senso di appartenenza, spirito di gruppo e mutuo aiuto.
E poi la clausura è in parte terminata. Finalmente! Ma è stato proprio così?
Siamo stati di nuovo colti di sorpresa. Sì, perché il parziale ritorno alla normalità (i bambini a scuola, alcune mamme al lavoro, i colloqui nei vari consultori ed enti coinvolti nei progetti dei nuclei ecc.) ha creato difficoltà nuove ed inaspettate. Anzitutto logistiche: dovevamo tenere il più possibile separato chi usciva da chi era rimasto in comunità. Quindi: permanenza nelle camere, distanziamento sociale, disposizioni nuove nell’ utilizzo degli spazi ecc.  E poi difficoltà emotive: il coraggio e l’entusiasmo di prima erano in parte svaniti (l’abbiamo provato tutti: siamo passati dai canti sui terrazzi, all’egocentrismo e allo sconforto); il pessimismo, la passività, la frustrazione e le piccole ostilità sembravano prendere il sopravvento.
Quadro entusiasmante! E allora?
Le maniche erano già rimboccate al limite… Ma non ci siamo persi d’animo: dovevamo rivoluzionare le nostre strategie: da “mamme, facciamo tutti insieme” a “mamme, noi ci siamo sempre, ma adesso dovete fare da sole, in uno spazio intimo da condividere con i vostri bambini”. Abbiamo quindi studiato una serie di esercizi da far svolgere individualmente, per aiutare le ospiti a riconoscere ed elaborare le loro emozioni e ad immaginare il loro futuro. Un elenco di sentimenti da spuntare, sagome di visi da completare con le espressioni dei sentimenti che loro ed i loro bambini provavano, collage di giornali con fumetti da completare esprimendo pensieri e sentimenti (anche nella loro lingua d’origine: abbiamo per questo predisposto un servizio di traduzione). Puntando sull’immediatezza e sulla spontaneità delle risposte abbiamo ottenuto risultati utilissimi per rendere più efficaci e mirati i nostri colloqui con loro. Abbiamo predisposto, inoltre, una serie di percorsi di psicomotricità individuali per ciascun bambino e attività ad hoc per ogni nucleo, in base alle esigenze specifiche dello stesso. Tutto ciò ha permesso di spostare l’attenzione dal gruppo a sé e al proprio figlio, riscoprendo aspetti nuovi o tenuti celati, con tutto ciò che questo comporta.
A lei la conclusione di questa intervista. Che cosa vuole aggiungere?
Mi fa piacere condividere con voi una riflessione che ho fatto con i miei colleghi. Spesso, stanchi e stressati, ci siamo ritrovati a sostenerci a vicenda e abbiamo trovato la forza nello scoprire che le nostre emozioni erano condivise dall’ altro e che, nonostante tutto, continuavamo ad avere una vita al di fuori della Comunità. Ma per le nostre mamme un “fuori” al momento non c’è: tutto è inesorabilmente e sempre “dentro”. Per questo è essenziale essere presenti, comprendere, dare aiuto. Desideriamo che le mamme sentano la nostra vicinanza e forse, un po’, ci siamo riusciti: lo vediamo quando i loro occhi ci sorridono e in questi sentiamo il calore di un abbraccio.