La fiducia di Amal

Fin dalla prima infanzia Amal fu destinata alla sofferenza: orfana a 4 anni, visse in una casa dove fu violata e calpestata nella sua dignità. A 15 anni riuscì a scappare, ma quella fuga le costò troppo: abusi, torture e 30 giorni di prigionia in Libia. In questa odissea una voce prevalse sulle altre: scappa in Italia! Partì e quello che trovò fu una nuova occasione. In poco tempo aveva i documenti, un lavoro e un rinnovato respiro. Questa libertà aprì le porte ad un nuovo amore: un giovane universitario connazionale. Poco prima di essere rimpatriato, concepirono una bellissima bambina.  E in un momento di gioia, si ritrovò nuovamente sola. Con il sostegno dei servizi territoriali ha iniziato con la sua piccolina un nuovo percorso nella nostra Casa di Accoglienza. Con il passare dei giorni una cosa era evidente: non si fidava più di nessuno. Quei suoi occhi tanto scuri da inghiottirti, guardavano sempre a terra, come a volersi nascondere. Troppe volte, chi diceva di aiutarla l’aveva ingannata. Troppo spesso, i tratti di un volto umano si erano trasformati in quelli di un mostro. Ma i fatti valgono più delle parole, così giorno per giorno, nell’accoglienza che non chiede nulla in cambio, ci accorgemmo che qualcosa stava nascendo. Lei, dopo mesi di chiusura in sé stessa, decise di rischiare e aprire un dialogo con noi operatori e noi abbiamo creduto in lei. La storia si è evoluta; ora vive in un appartamento insieme alla sua bambina, ha un lavoro ed è grata per ciò che la comunità con le sue persone, le ha dato. Ma se non avesse rischiato, se non avesse colto una possibilità nei nostri volti tutto questo non sarebbe accaduto. Questa sua storia ci testimonia che vivere è un coraggioso atto di fiducia nell’altro. Questa difficile e bella accoglienza è possibile grazie al lavoro di molti, ai volontari, ai donatori e anche a chi ci sostiene con il 5×1000!